In attesa della crisi parlamentare e di Letta in Senato mercoledì, si naviga a vista, anzi ad udito. Rimbalza infatti tra il serio e il faceto nelle conversazioni e nelle parole radiotelevisive la arguta autodefinizione via twitter del vicepremier Angelino Alfano, dimissionario come gli altri Ministri del Pdl dopo il diktat di Berlusconi: “Sarò diversamente berlusconiano“, un modo per smarcarsi sia pure a spese del concetto di “abilità” che avrebbe tutt'altro significato.
Ma se il futuro del Governo è incertissimo, di certo questa crisi getta una luce fosca sul suo stesso passato. Bastano semplici domandine.
1) Che cos'è oggi il Pdl e che cos'era sette mesi fa.
2) Che cos'è oggi il Pd e che cos'era sette mesi fa.
3) I voti agli elettori sono stati chiesti per programmi opposti a quelli di “larghe intese” poi varati. Come era pensabile che le cose durassero seriamente, al di là della “decadenza politico-giudiziaria” del Cavaliere?
4) Non hanno riformato la legge elettorale prima, non lo hanno fatto dopo. Perché? Perché questa è convenuta a tutti? Difficile andare a rivotarli anche se la cambiano cheap generic online viagra ora “costretti” dalle emergenze…
5) L'unico rimasto fedele a se stesso in mezzo alle contraddizioni nell'M5S è Grillo, piaccia oppure spiaccia. Ma per costruire qualcosa? E ne ha la forza? Tutto questo è palesemente il passato, ma il dubbio forte è che sia anche il futuro. E' vero, quasi dimenticavo: la continuità (ma che cosa? A quello che abbiamo sotto gli occhi da un pezzo?) pare garantirla ad oggi il Presidente Napolitano. Ma sette mesi fa era “scaduto”… Come la mettiamo? Il futuro nel passato?
(Oliviero Beha)